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venerdì 13 gennaio 2012

DISOCCUPATI CHE SI UCCIDONO


Si chiamavano Salvatore De Salvo e sua moglie Antonia Azzolini...si sono tolti la vita sabato scorso nella citta' di Bari. Avevano 64 e 69 anni...disoccupati e senza risposte ai vari appelli che avevano fatto a vari politici, da Vendola a Berlusconi...De Salvo aveva scritto a IL FATTO il primo novembre 2010, ma aveva scritto anche un altra lettera nel 2oo8 trovata in rete:

Secondo Me

Inviato da salvatoredesalvo il 10/12/2008 alle ore 13:23

la voce degli ultimiAlla cortese attenzione di quanti, UOMINI E DONNE DI BUONA VOLONTA’, vorranno dare ospitalità, richiamo e sostegno alla “voce degli ultimi”. Nessuno di noi conosce il proprio futuro, ma sappiamo riconoscere i segnali che il destino ci manda quando il futuro sta per cambiare la nostra vita. Quattro anni fa ero una persona serena e normale che viveva con la propria moglie in una casa confortevole e conduceva una vita sociale gratificante. Oggi, a causa della perdita del lavoro e dell’impossibilità – a 57anni – di un reinserimento lavorativo, sono un “homeless” che ha perso tutto tranne che la propria educazione ed istruzione; che è stato abbandonato da parenti ed amici; che vive in una Casa d’accoglienza insieme ad ex-detenuti, ex-alcolisti, malati mentali ed altri rappresentanti del popolo degli “emarginati”, dei “disperati”, degli “svantaggiati”, degli “esclusi”, degli “ultimi”. Due mesi fa, mentre dialogavo con i miei simili e rilevavo sui loro volti e nei loro discorsi un’ombra di rassegnazione ad una vita aggrappata alle mense per poveri, ai dormitori, o peggio, alle panchine dei giardini pubblici, ho provato nel mio cuore prima un sentimento di fraterna comprensione ma, subito dopo, sono stato scosso da un fremito di ribellione per quegli esseri umani che facevano della sconfitta la loro ragione di vita e non avevano nessuno che provasse a rialzare le loro teste ed a ridare al loro animo afflitto una luce di fiducia in se stessi e di voglia di riscossa. Di lì a poco, compresi che la mia situazione di disagio esistenziale, unita al sentimento di rabbiosa solidarietà che provavo per quelle persone che qualche anno prima avrei ignorato, costituivano i segnali che il destino mi stava inviando per avvertirmi che la mia vita avrebbe preso un’altra direzione: sicuramente più faticosa ma forse più gratificante di quella cui ero abituato. Quindi decisi che sarei diventato “la voce degli ultimi”; avrei combattuto i pregiudizi che negano la dignità sociale agli “emarginati”; mi sarei impegnato a realizzare innovativi progetti di inclusione lavorativa con lo scopo di eliminare, dagli animi degli “esclusi”, la disperazione che deriva dalla perdita del lavoro e dallo stato di lunga disoccupazione. Vivere senza un lavoro, specie se si è in età avanzata ma ancora produttiva, è peggio di una diagnosi di cancro: mentre questa ti conserva la dignità e gli affetti, la condizione di disoccupato, oltre a spingerti a rinunciare alla vita, ti fa perdere la dignità, gli affetti e gli amici. Da malato ti sono tutti attorno, premurosi e generosi; da disoccupato tutti ti evitano, giudicandoti un incapace degno soltanto del minimo vitale. E questo malcelato disprezzo sociale e familiare rende più insopportabile la tua sofferenza che rapidamente si trasforma in disperazione per poi rotolare nella rassegnazione ad una vita senza ritorno. Questa, per chi non l’avesse ancora provata, è l’esistenza condizionata da una lunga disoccupazione: un cancro del popolo che procura alle persone che ne vengono colpite una lenta agonia sociale che, quando non si trasforma in devianza (alcol, droga, malavita), conduce ad una inesorabile fine, attesa o procurata. Né le politiche sociali, sostanzialmente indirizzate verso il pasto caldo ed una temporanea ospitalità in un dormitorio, rappresentano la soluzione del problema. Essi sono palliativi che le amministrazioni pubbliche dispensano sia per opportunità politica sia per incrementare il numero delle cooperative sociali, attive più a far quadrare i bilanci che a dare adeguata assistenza ai disperati e, in ultimo, per attenuare i sintomi di un malessere sociale che sta contagiando una crescente percentuale di italiani ormai attestata sulle due cifre. Ed è a questa “cancrena della società” che noi “poveracci”, come sentii indicare due disoccupati senza casa da un Assessore comunale che sostiene di “prodigarsi per parlare personalmente con i senza fissa dimora”, noi “esclusi” intendiamo dichiarare guerra, con tutte le nostre forze, con la nostra concreta voglia di riscatto e, soprattutto, determinati ad ottenere dalle istituzioni - con specifiche azioni civili di persuasione - la considerazione ed il sostegno per le nostre proposte progettuali di inclusione socio-lavorativa. Inoltre, ci batteremo e vigileremo affinché le risorse pubbliche esistenti (umane ed economiche) vengano indirizzate verso la realizzazione di quanto dispone l’art. 4 della Costituzione Italiana: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Oggi, 10 dicembre 2008, nel 60° anniversario della Costituzione Italiana e a 60anni esatti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nasce a Bari il movimento denominato A.C.I.S. (Azione Civile per l’Inclusione Sociale). Un’associazione che accoglie le persone afflitte da un’inascoltata disperazione e che si trovano in una situazione di disagio sociale ed economico a causa della perdita del lavoro o dell’impossibilità di ottenerne un altro; persone che hanno la capacità e la volontà di impegnarsi in un nuovo lavoro; persone che, ai sussidi ed alla carità, preferiscono il sostegno delle istituzioni alla realizzazione di progetti lavorativi di facile e rapida attuazione, che raggiungano l’obiettivo di ricucire la felicità individuale con la felicità collettiva. A tal proposito, a dimostrazione che l’A.C.I.S. privilegia i fatti alle parole, mi preme illustrare, in qualità di fondatore e rappresentante del predetto movimento di Azione Civile, il primo progetto di inclusione lavorativa che proporremo nei prossimi giorni all’amministrazione comunale della città di Bari e che speriamo non riceva una considerazione fredda e infastidita. Il progetto, intitolato “Strade a 5 stelle”, si pone l’obiettivo di trasformare le strade cittadine da caotiche, sporche, pericolose e prive di servizi essenziali dedicati sia ai residenti (abitazioni, negozi, uffici) sia ai passanti e forestieri, in “cellule vitali del tessuto urbano” dotate ciascuna di un cittadino di riferimento che si chiamerà “Sovrintendente di strada”. Egli circolerà tra le persone della “sua” strada senza divisa né armi; osserverà tutto ciò che esiste ed avviene nella strada affidata alle sue cure; segnalerà con precisione e tempestività eventuali pericoli o disservizi ai competenti organismi municipali; richiederà, quando ne ravvisi l’impellente esigenza, l’intervento delle forze dell’ordine di cui diverrà un efficace supporto logistico che ne migliorerà gli sforzi ed i risultati; garantirà, dalle 7,30 alle 21,30 di ogni giorno e con qualsiasi tempo, un accurato servizio di solidarietà, assistenza ed accoglienza ai cittadini residenti e forestieri; aiuterà detti cittadini con atti di conforto (soccorso, informazioni e piccole commissioni), assistenza nella cura del decoro urbano (rimozione di rifiuti e/o imballaggi abbandonati per strada), oltre ad una attività di informazione, dimostrazione e collaborazione nella separazione (in casa, in negozio o in ufficio) dei rifiuti a seconda del tipo di materiale di cui sono costituiti e nella loro successiva collocazione negli appositi cassonetti. Il successo della raccolta differenziata dei rifiuti, nella quale la città di Bari è a quota 20% contro un obiettivo da raggiungere entro la fine 2008 del 45%, dipende dalla modificazione dello stile di vita dei cittadini e richiede un lavoro assiduo, paziente, quotidiano e personale di informazione, coinvolgimento, motivazione, ausilio e controllo, che soltanto il “Sovrintendente di strada” può eseguire con una riuscita tangibile e piuttosto rapida. Detto servizio di pubblica utilità assicurerebbe, al Comune di Bari ed all’intera cittadinanza, eccellenti risultati in termini di migliore qualità ambientale e di riduzione degli alti costi (ecotassa) unitamente ad una maggiore efficienza (meno discariche inquinanti) nel servizio di smaltimento dei rifiuti oltre che nella salvaguardia del decoro urbano. Il progetto “Strade a 5 stelle”, attraverso il rapido inserimento di 300 “Sovrintendenti di strada”, che verrebbero salvati dal tormento della lunga disoccupazione e costerebbero alle casse comunali soltanto un modesto rimborso spese per il loro intervento sulla raccolta differenziata dei rifiuti, trasformerebbe le strade di Bari in luoghi più puliti, più sicuri, più accoglienti e più vivibili, oltre a rendere i cittadini, che vi risiedono o svolgono un’attività, più soddisfatti e più sereni. Non comprendiamo che cosa vogliono intendere i politici quando si vantano di aver costruito un nuovo rapporto con la città, fondato su coesione sociale, solidarietà ed emancipazione delle fasce più deboli. Ma riteniamo che sia di facile comprensione la circostanza che oggi vagano per le strade di Bari 300 e più disperati che non lavorano da lungo tempo pur avendone la voglia e le capacità. Anche in questo Natale incomberà sui loro cuori e sulle case in cui vivono un velo di tristezza e delusione. E forse qualcuno, più debole o più sfiduciato, potrebbe decidere di spegnere il grande interruttore. A questi fratelli, se potessi raggiungerli tutti, direi che da oggi - 10 dicembre 2008 - la loro speranza non sarà più delusa, il loro potenziale umano e produttivo sarà finalmente riconosciuto e valorizzato, le promesse - specie se fatte dai pubblici amministratori - saranno mantenute, la loro mano tesa attirerà tante strette di mano, l’assistenza sociale - grazie al lavoro che svolgeremo uniti e determinati - si trasformerà in una riconquistata dignità ed autonomia. Vi prego, aiutatemi a far giungere il mio messaggio di salvezza sociale a quanti più “disperati” potete raggiungere con il vostro “passaparola solidale”. C’è molto da fare e spero che qualcuno mi sostenga nel fare i primi passi e soprattutto nel portare agli “esclusi” il più bel regalo di Natale: un lavoro!. Sereno Natale e Felice Anno Nuovo. AZIONE CIVILE per l'INCLUSIONE SOCIALE Salvatore de Salvo (la voce degli ultimi) tel.:389-6828228 70127 S. Spirito (BA) Via Napoli 234/H – Casa SoleLuna Bari, 10 dicembre 2008


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