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sabato 18 febbraio 2012

LA CORRUZIONE 20 ANNI DOPO TANGENTOPOLI...



MILANO - «C'era una questione morale e noi socialisti non abbiamo capito che, dopo il 1989, quella questione sarebbe diventata una questione politica. Ma ci fu una regia internazionale ed un concorso interno che ora credo di poter dimostrare». Lo afferma Rino Formica, ex ministro ed ex fedelissimo di Bettino Craxi, in un'intervista alla Stampa sull'inchiesta Mani Pulite di cui ricorre il ventennale.
Formica ricorda la fine degli anni Ottanta come un periodo in cui «nei Servizi, nella Guardia di Finanza, nella polizia e nei carabinieri si avvertivano sintomi di lacerazione interna» e con il crollo dei regimi dell'Est, la mafia, «alleandosi con le mafie dell'Est, diventa un serissimo problema - aggiunge - di equilibrio internazionale».
«Negli Stati Uniti, l'Fbi, preoccupata per la forte espansione della mafia e per i suoi propositi secessionisti - rileva l'ex ministro - e per i pericoli di disgregazione dell'Italia, prende il comando dei Servizi, con interferenza sui poteri della Cia. Realizza un collegamento importante con il giudice Falcone».
Secondo Formica, tra le tre città 'attaccabili' per «riportare l'ordine», Roma, Palermo e Milano, quest'ultima «aveva un costo più basso, era la capitale morale e la città che si identificava col Psi, un partito 'minore' di cui si poteva fare a meno». «Quello dei magistrati di Milano - sottolinea Formica - fu un caso di doroteismo: il capo non voleva farsi bruciare e affidò le inchieste ai magistrati di diversa impostazione, ognuno copriva l'altro» ed infine ammette: «sbagliammo anche noi».


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