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venerdì 21 settembre 2012

DON MIMMO LADDAGA...L'ENNESIMA TRUFFA ALLA SANITA' ...



Lebbrosario fantasma, truffata la Regione
arrestati i vertici dell'ente ecclesiastico
Milioni di finanziamenti in cambio di conti gonfiati sull'acquisto delle attrezzature, i lavori di manutenzione, il costo dei pasti per la struttura fantasma costata 6 milioni di euro all'anno. In manette anche don Mimmo Laddaga, reggente della clinica ecclesiastica Miulli, indagato in un altro procedimento per una transazione da 45 milioni che coinvolge anche Vendola
Don Mimmo Laddaga
Una truffa milionaria per finanziamenti regionali indebitamente percepiti, per spese gonfiate sull'acquisto delle attrezzature, i lavori di manutenzione, i pasti dei pazienti. Tutto per un lebbrosario fantasma che alla Regione è costato 6 milioni di euro all'anno.

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Due amministratori della 'Colonia Hanseniana' opera pia dell'ospedale regionale "Miulli" di Gioia del Colle, nel Barese, sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza con l'accusa di truffa aggravata e continuata perpetrata in danno della Regione Puglia. In manette don Mimmo Laddaga, il reggente dell'ente ecclesiastico Miulli, indagato anche nel procedimento sulla transazione da 45 milioni di euro con la Regione che coinvolge anche il governatore Nichi Vendola; e Saverio Vavalle, dirigente della struttura.

LEGGI L'inchiesta nata da un articolo di Repubblica

L'ordinanza cautelare ai domiciliari è stata eseguita dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria ed è stata emessa nell'ambito delle indagini sulla gestione struttura sanitaria ed in particolare sulle modalità con cui gli amministratori hanno ottenuto finanziamenti dalla Regione Puglia. Per gli stessi fatti risultano indagate, a vario titolo, altre 8 persone. Nessun dirigente della Regione è coinvolto, si tratta soprattutto di imprenditori e altri dipendenti del Lebbrosario.

L'INCHIESTA Trecento letti, nessun paziente

Dalle indagini condotte dai Finanzieri è emerso, in particolare, che nei bilanci della Colonia sono state inserite voci di costo insussistenti al fine di rappresentare contabilmente l’utilizzazione totale (anche in eccedenza) dei fondi assegnati dalla Regione per il finanziamento della spesa sostenuta per la gestione della struttura pari ad euro 6 milioni fino al 2009, la cui entità veniva stabilita nei Documenti di Indirizzo Economico Funzionale annualmente approvati dalla Giunta Regionale, al fine di ottenere il rimborso di spese superiori a quelle realmente sostenute. Tra le spese di cui è stato chiesto il rimborso figura anche l’acquisto di uno strumento chirurgico il cui costo è risultato essere cento volte superiore al valore reale, ovvero l’acquisto di derrate alimentari in quantità esorbitanti il reale fabbisogno degli utenti e qualitativamente incompatibili con le esigenze nutrizionali dei fruitori del servizio.

Agli indagati - Domenico Buttiglione, Donato Gatti, Vito Giordani, Nicola Martellotta, Giovanni Pietroforte, Saverio Antonio Resta, Francesco e Giovanni Romano - è stato inoltre contestato di aver ottenuto il rimborso di fatture per l’esecuzione di lavori edilizi di manutenzione straordinaria della struttura sanitaria senza la preventiva autorizzazione della Regione Puglia, proprietaria dell’immobile, certificando la regolare esecuzione dei lavori nonostante gli stessi fossero qualitativamente e quantitativamente non corrispondenti alle offerte-preventivo presentate dalla ditta esecutrice di Acquaviva delle Fonti.

La finanza ha sequestrato 25 immobili e 11 terreni nelle province di Bari e Taranto riconducibili agli indagati e all’Ente ecclesiastico, per un valore complessivo di € 2.070.407,60. Ma ha calcolato che la truffa e l'illecita percezione di finanziamenti si aggirano sugli oltre 28 milioni di euro.

Una storia travagliata, quella del Lebbrosario, per anni l'unica colonia hanseniana rimasta in Italia. Fino all'anno scorso, quando la giunta regionale ha deciso di disfarsene, dopo mesi di polemiche sui costi e un giallo che ha portato ad aprire un'inchiesta giudiziaria e persino ad arrestare un ex medico della struttura, che era stato licenziato dalla direzione. I pochissimi pazienti ospitati si sarebbero potuti curare a casa o in altre strutture, ma la gestione 'Miulli' ha sbancato le casse della Regione Puglia. Gli oltre 300 posti letto sono stati per anni praticamente tutti vuoti, nonostante la struttura impiegasse 60 dipendenti. I pazienti pochissimi, una cinquantina sulla carta, ma quelli effettivamente ricoverati erano 10-15, a seconda dei periodi.

Oltre allo scandalo dei costi, anche il mistero dei neonati dichiarati morti alla nascita nella struttura per essere poi dati in adozione. I fatti furono denunciati in un dossier a firma del 50enne Roberto Giannico, ex dermatologo del lebbrosario. Fu lui l'uomo arrestato il 19 novembre 2010 per falso e tentata estorsione e indagato per aver progettato di uccidere il suo ex datore di lavoro, lo stesso don Mimmo Laddaga, dopo che lo aveva licenziato. Le denunce sulle adozioni illegali non hanno trovato alcun riscontro nelle indagini e la procura l'anno scorso ha chiesto l'archiviazione.

(20 settembre 2012) La Repubblica



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