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sabato 8 febbraio 2014

FRANCESCO ERSPAMER...

Circola sul web la foto di un libro di Corrado Augias che brucia in un camino. E molti hanno reagito con orrore, ricordando i Bücherverbrennungen nazisti. Assurdo. C'è una differenza incolmabile fra bruciare un libro regolarmente comprato nel proprio camino (o anche pubblicamente) e bruciare in piazza libri sequestrati nelle biblioteche e nelle librerie. Il secondo è un atto di censura, intimidazione e repressione; il primo è una legittima forma di espressione individuale, di protesta, di liberazione. Come quando John Keating, il professore dell’"Attimo fuggente" impersonato da Robin Williams, invita gli studenti a strappare le pagine di introduzione alla loro antologia di poesia.
Amo i libri e ne ho parecchie migliaia. Mi ingombrano la casa e lo stesso faccio fatica a liberarmi anche di quelli che non mi sono piaciuti o che non riaprirò mai. Però qualcuno l’ho buttato nella spazzatura, con soddisfazione, e altri li ho usati per accendere il fuoco.
Mi pare che uno che ho bruciato fosse proprio di Augias, sette o otto anni fa. Non parlava neppure di politica: di New York, se non ricordo male. Ma quel pomeriggio avevo conosciuto Augias a Harvard e l’avevo trovato insopportabile; un opportunista pieno di sé, molto più preoccupato del successo che della ricerca. Per cui feci un simbolico rogo delle (sue) vanità nel camino.
A molti Augias piace: lo dimostra il fatto che vende tanti libri, forse più di Sgarbi. Rispetto i gusti e le opinioni dei suoi lettori e lotterei per difendere il loro diritto di leggere chi gli pare contro qualsiasi governo o tribunale che volesse imporre una censura. Ma lotterei anche per difendere il diritto di dissentire dai gusti e opinioni della maggioranza in forme che possano apparire eretiche o provocatorie a quella maggioranza.
Se qualcuno si comprasse i miei libri per bruciarli a me andrebbe benissimo. E non solo per i diritti d'autore: anche perché il dissenso è l'anima della democrazia e dell'innovazione. C’è chi pensa che i simboli vadano sempre rispettati: non sono d’accordo, i simboli sono astrazioni, utili per creare un senso di appartenenza ma pericolosissimi quando creano un senso di sacralità. Ciò che è sacro non può essere messo in discussione ed è usato per non mettersi in discussione. Una delle cose che mi hanno portato negli Stati Uniti e che ancora ammiro è che benché siano uno dei paesi più patriottici che conosco, anche in senso deteriore, e tante case espongano a fianco della porta la bandiera stelle e strisce, bruciare la bandiera non è un reato: è libertà di espressione, e la libertà di esprimersi è più importante della libertà di offendersi a causa delle idee altrui. Figuriamoci feticizzare i libri di Augias.

FONTE: FRANCESCO ERSPAMER

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